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IVREA. Tangenziale di Torino: c’è chi la paga e non la utilizza

IVREA. Tangenziale di Torino: c’è  chi la paga e non la utilizza

Il viadotto Marchetti sulla bretella autostradale

Ha avuto grande risalto, ad agosto, su tutti i giornali, la paventata revoca di Ativa, degli abbonamenti agevolati attualmente in vigore sulla tangenziale di Torino. Considerando che si discute anche del rinnovo della concessione autostradale, la vicenda ha finito per porre in risalto, l’antico e mai risolto problema della liberalizzazione della tangenziale: obiettivo fortemente (e giustamente) sostenuto dai sindaci della prima cintura torinese. Ma c’è una cosa che finisce sempre nel dimenticatoio e “investe” tutti gli utenti che giungono a Torino dal Canavese Se utilizzano l’autostrada e escono allo svincolo di corso Giulio Cesare, pagano la tangenziale, anche se non la utilizzano. Per evitarlo devono obbligatoriamente uscire al casello di Settimo Torinese. “Ativa, in proposito ha sempre fatto orecchie da mercante” si è lanciato nei giorni scorsi all’attacco l’ex assessore regionale, oggi sindaco di Bollengo, Luigi Sergio Ricca. Ed è del 22 agosto una sua lettera inviata al sindaco di Torino Chiara Appendino (che è anche sindaco della Città Metropolitana) e all’assessore regionale ai trasporti Francesco Balocco per chidere loro di inserire anche questo nel nuovo bando di gara. “So bene - dice loro - che i pedaggi servono a sostenere gli investiementi, ma ritengo iniquo il facco che si faccia pagare anche chi non utilizza una infrastruttura... Basterebbe semplicemente trovare una soluzione tecnica per separare il traffico che prosegue verso la tangenziale...”. E dei cittadini di Ivrea costretti a pagare l’autostrada e, pure, la tangenziale, se n’era occupato, nel giugno del 2014, pure l’ex sindaco di Settimo Torinese Aldo Corgiat, raccogliendo la lamentela di un cittadino esasperato. “Io, cliente della A5 che entro al casello di Ivrea ed esco a Torino alla prima uscita disponibile (corso Giulio Cesare) – scriveva Luigi Vezza in una lettera inviata a mezzo mondo – devo pagarmi oltre al pedaggio autostradale anche la tariffa della tangenziale.“. E Vezza trovava inaccetabile che si utilizzasse (per il pagamento della tangenziale) la stessa barriera con la quale chi arriva da Aosta deve pagare il pedaggio per uscire a Torino. “Dovete dare la possibilità agli utenti di uscire alla prima uscita utile di Torino e pagare il giusto! Poi se la mia scelta è prendere la tangenziale, pago e ne usufruisco. Come avviene sulla To/Mi” si raccomandava facendo notare che la maggior parte dei torinesi per la tangenziale non pagano un centesimo perché entrano ed escono tra i caselli liberamente! In appendice Vezza ci aggiungeva una polemica sul continuo aumento delle tariffe a suo dire ingiustificato.  “Ativa approfitta un pochino di tutte le persone facoltose che vogliono raggiungere le località sciistiche ma l’autostrada è anche quotidianamente utilizzata dai pendolari o da chi fa spola tra il canavese e il capoluogo per motivi di salute!”. Ativa, si limitò ad “archiviare il reclamo”, sostenendo che ”la tariffa autostradale applicata era strettamente e direttamente collegata ai costi per investimenti, manutenzione e gestione, nonché alle imposte a favore dello Stato, il tutto secondo rigorosi piani finanziari aggiornati periodicamente e sottoposti alla superiore approvazione dell’Amministrazione concedente“. Il Responsabile della Gestione Reclami della società, consigliava inoltre a Vezza di “utilizzare l’uscita del casello di Settimo Torinese” che gli avrebbe permesso “di entrare direttamente in Torino, percorrendo un breve tratto di viabilità ordinaria, senza nessun pedaggio per la Tangenziale“. Bella roba .... “In assenza di un intervento di riordino delle politiche tariffarie e della mobilità (pubblica e privata) in ambito provinciale non ha senso parlare di nuova città metropolitana“, commentava Aldo Corgiat. Sante parole...    

Project Financing per Ativa? Il Pd è contrario Lavori urgenti? “Ma se sono passati 14 anni!”

La Concessione autostradale ad Ativa Spa? E’ scaduta il 31 dicembre del 2012. Ativa avrebbe voluto presentare e farsi approvare dal Governo italiano un “Project Financing”, con investimenti per 540 milioni di euro e un prolungamento della concessione di 14 anni. Nel gennaio scorso, a Roma, nell’ambito di un’audizione nella Commissione “lavori pubblici” presieduta da Altero Matteoli, è però arrivato il  “No”. Un “No” grande come una casa e a nulla sono serviti i tanti “lavori indifferibili ed urgenti” portati sul tavolo dal presidente Giovanni Ossola e dall’Amministratore delegato Luigi Cresta, accompagnati da ben quattro avvocati (Cancrini, Gesmundo, Begniuccio e Zanaboni). “Ma come si fanno a considerare indifferibili e urgenti i lavori del nodo idraulico di Ivrea che attendono lì da 16 anni… L’alluvione c’è stata nel 2000 ...”, s’era messo a urlare il senatore Stefano Esposito (PD). “Lo abbiamo già detto più volte – aveva insistito e sottolineato Esposito – Il project financing farebbe  rientrare dalla finestra quel che noi, con la legge Delrio, abbiamo fatto uscire dalla porta… La procedura che si seguirà per il rinnovo della concessione sarà la gara e non il project financing con il diritto di prelazione del proponente. Se Ativa vorrà non avrà alcun problema a partecipare…”. In realtà gli interventi del nodo idraulico di Ivrea per mettere in sicurezza il territorio nascono dalle prescrizioni a suo tempo indicate dall’Autorità d’ambito  del Po (per ciò che riguarda l’area della Dora Baltea) e della Regione Piemonte (per il Rio Ribes). A definirli indifferibili ed urgenti era stata una sentenza del Tar alla quale lo Stato non ha mai fatto ricorso. Qualcosa si è già fatto (il viadotto Marchetti) molto rimane da fare e, nello specifico, ci sarebbe da sopraelevare l’autostrada per evitare di trasformarla, in caso di un nuovo evento alluvionale, in una vera e propria diga. “Questo perchè la Regione – aveva spiegato l’ingegner Luigi Cresta – con le prescrizioni del 2002 ha fatto costruire gli argini a protezione dei centri abitati più alti dell’autostrada. Abbiamo costruito delle paratie medievali, ma in caso di alluvione,  l’autostrada si trasformerebbe in una diga per 7 chilometri…”. E se è certo che in base alle prescrizioni dell’Autorità d’ambito la sopraelevazione si deve fare, così come è certo che esiste già un progetto approvato dal Ministero dell’ambiente nel gennaio del 2015, è però altrettanto certo che non si capisce perchè la dovrebbe fare per forza Ativa “Oltre a dirci quanto spenderete, dovreste dirci quali saranno le risorse in entrata...” non li aveva certo rincuorati il senatore  Raffaele Ranucci. E si prevede, se si è capito bene, un aumento tariffario dello 0,16 per cento in meno rispetto all’inflazione… Insomma, i lavori li pagherebbe sempre il cittadino.
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