Dal pòlemos alla werra. Oggigiorno siamo immersi in dibattiti sui media sulla guerra tra Russia e Ucraina. Un commentatore televisivo si è recentemente autodefinito un “guerriero”. Tutto ciò dipende dal significato della parola guerra, una parola che non deriva dal latino ma che è arrivato tramite i longobardi dall’antico tedesco. Nell’antico greco la parola guerra si dice pòlemos. Secondo il filosofo Eraclito, si proprio lui famoso per il concetto di “Panta rei”, che significa tutto scorre, perché per lui l'Universo è un continuo alternarsi di opposti come il giorno e la notte, il caldo e il freddo. Tutto cambia costantemente, aveva sviluppato il pensiero di un altro filosofo, Anassimandro, per cui la vita era lotta e alternanza tra i contrari, e per questo il pòlemos è lo stesso principio dell’esistenza di ogni cosa. Eraclito intendeva dire che ogni cosa è quello che è perché non è il suo contrario, più avanti Spinoza affermava che “Ogni determinazione è negazione “. Ma questo reciproco negarsi e combattersi dei contrari è solo il lato superficiale del pòlemos. A ben vedere, infatti, i contrari che lottano e si contrappongono sono identici in quel loro combattere. Nel si gnificato profondo del pòlemos ogni contrario è identico all’altro. Il pòlemos unisce nell’atto in cui divide ed è perciò invisibile armonia. Con gli antichi Romani, il senso greco del pòlemos quale unità dei contrari si indebolisce fino a perdersi completamente con passaggi graduali. La guerra è chiamata bellum, termine legato a Bellona, dea della nascita, della vita e della morte. In questa unità di nascita e morte si potrebbe vedere un tiepido permanere dell’antica unità degli opposti del pòlemos. Ma il vero senso del bellum e di Bellona sta nell’antico etimo Duellona e duellum, la consonante d viene sostituita da b, che deriva dall’indoeuropeo dew, bruciare e distruggere, da cui il greco daio, bruciare, e due, dolore. Inizialmente Bellona è una divinità giusta, che supporta i combattenti nelle fasi più concitate della guerra dando coraggio, ordine e razionalità per vincere. Il principio ispiratore del bellum, in questa fase, è l’organizzazione razionale in vista di un fine costruttivo. La distruzione è un mezzo inevitabile, mai un fine. Poi i romani nella loro espansione vengono in contatto con i bellicosi popoli germanici e Bellona si fa distruttiva e selvaggia e il bellum diventa uno scontro senza freni. Il processo linguistico e culturale culmina nella completa sostituzione della parola bellum con il termine germanico werra, che significa mischia disordinata e sanguinaria. Dalla parola werra discende la nostra guerra e l’inglese war. Come si vede passiamo dal pòlemos al bellum, dal bellum alla werra. Dietro questa evoluzione linguistica e nel termine werra è scomparso l’ordine razionale del bellum latino e ancor più l’unità degli opposti del pòlemos. La lingua italiana conserva il termine pòlemos solo in alcune espressioni, come polemica. E lì, infatti, l’opporsi non ha come fine la soppressione dell’altro, ma il suo riconoscimento. Oggi per fermare il demone della guerra dobbiamo pensare al pensiero di Eraclito dove il pòlemos è invisibile armonia per riconoscere gli altri altri come nostri simili per uscire dal circolo vizioso del senso crudele e distruttivo della guerra, prima con il pensiero e poi fermare fisicamente l’insensatezza della guerra tra esseri umani. Favria, 23.07.2022 Giorgio Cortese Buona giornata. Ogni giorno dobbiamo ricordarci che non c’è speranza senza paura e, paura senza speranza. Felice sabato.
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